venerdì 14 maggio 2010

Undicimilioniduecentoventiquattromilaottantasette.

11.224.087

Stavo cercando oggi un'immagine per la brochure di un cliente. Ho aperto il sito di una delle 'Banche Immagini' da cui ci serviamo solitamente, quando sono stato colpito da questo numero: undicimilioni e via discorrendo. Si tratta del numero di immagini disponibili nel loro archivio.

E si tratta solo di una delle tante 'Image Bank' sparse per il mondo. Ammettendo che le agenzie 'professionali' si possano contare sulle dita di una mano (ma secondo me potrebbero essere anche di due mani) e che ognuna di esse abbia a disposizione lo stesso numero di immagini, saremmo oltre i cinquantacinque milioni (o centodieci milioni) di fotografie. Senza contare che molte strutture offrono anche materiale illustrato, clip art, filmati, musica ed effetti sonori.

Per uno che la vede da fuori, questa situazione potrebbe suonare come l'Eldorado del pubblicitario.

Ebbene. Se scartiamo tutte le immagini di scarsa qualita' (e sono tante), tutte quelle che raffigurano soggetti che non vanno bene per un determinato mercato (difficilmente posso ambientare una famiglia di colore nella mia comunicazione in Italia, anche se farebbe tanto 'politically correct'), tutti i multipli (lo stesso soggetto ripreso da piu' angolazioni), tutte quelle di reportage (troppo realistiche), tutte quelle di paesaggio (troppo generiche), tutte quelle che non piacciono al cliente (o a sua moglie), tutte quelle con dominanti di colore viola (che porta male)... ebbene, ci accorgeremo che la situazione non e' cosi' idilliaca come potrebbe sembrare.

Da un lato, questa mole di materiale iconografico pressoche' illimitata richiede uno sforzo immane da parte dell'agenzia per cercare e vagliare quello che potrebbe andare bene per un determinato progetto. Ore e ore di ricerca, senza contare che, delle immagini selezionate, occorre poi richiedere eventuali limitazioni, diritti esclusivi e, ovviamente, il costo. Per trovarsi nella delicata situazione di dover far quadrare parecchie ore del lavoro di una persona a fronte di un'immagine che magari costa pochi euro.

D'altro canto, il cliente finale, spesso per non rischiare - o piu' spesso per risparmiare - fa cadere la scelta su materiale pressoche' generico o libero da diritti. O ancora, nel caso di multinazionali, vengono acquistati stock di immagini che l'azienda stessa distribuisce - ed obbliga ad utilizzare - in tutte le filiali sparse per il mondo. Con il risultato che la comunicazione nel settore finanziario e' fatta dagli stessi improbabili manager sorridenti in doppiopetto blu, nel settore sanitario e' fatta dagli stessi improbabili chirurghi sorridenti in camice azzurro, nel settore industriale e' fatta dagli stessi improbabili operai in tuta blu, nel settore consumer dalle stesse improbabili famiglie sorridenti nel tempo libero...

Nonostante cioe' l'incredibile offerta di materiale iconografico disponibile sul mercato, negli ultimi tempi si e' dovuto assistere ad una omologazione e ad un appiattimento della comunicazione verso forme e stereotipi che in molti casi e' una cortesia definire banali.

Un po' di coraggio per staccarsi da questa massa informe, ogni tanto non guasterebbe.
O quantomeno, un po' di sana creativita'.

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